Decenni e decenni di sviluppi nel campo audiovisivo hanno portato a un risultato che, per alcuni versi, può essere considerato curioso. Mentre in altri settori, il continuo sviluppo ha portato a una standardizzazione molto marcata (si pensi al formato .doc o .pdf), in quello multimediale la situazione è quanto meno composita.
Ne è un esempio il mondo dei formati audio, animato da una forte “concorrenza” e da una molteplicità di opzioni a disposizione. Non è da meno quello dei formati video, anzi. In questo caso, infatti, si ha a che fare con uno sdoppiamento tra codec e contenitori (vedremo tra poco cosa sono e quale funzione svolgono) che finisce con il complicare ulteriormente le cose. Così, nel caso si voglia convertire un filmato, si dovrà fare attenzione a scegliere il giusto codec e il giusto formato video, onde evitare di creare file troppo grandi o semplicemente illeggibili. L’errore, insomma, è dietro l’angolo.
Differenze tra contenitori e codec
Prima di analizzare la situazione e vedere quali sono i formati video più utilizzati, è necessario chiarire alcuni concetti fondamentali: innanzitutto, qual è la differenza tra codec e contenitore. Se nel mondo audio il codec utilizzato per digitalizzare la traccia audio coincide con il formato file “finale”, in quello dei video, invece, i codec utilizzati sono differenti dal formato file che assumerà il file video al termine del processo di digitalizzazione. Il perché è presto spiegato e risiede nella natura multimediale di un video.

Un filmato, infatti, contiene sia dati video sia dati audio: i software di conversione o di riproduzione dovranno essere in grado di analizzare entrambi i flussi multimediali e avranno dunque bisogno di algoritmi differenti che lavorino sull’una o sull’altra tipologia di flusso dati. I codec hanno esattamente questo compito: come dice il nome, codificano e decodificano i dati (audio e video) di cui sono composti i filmati, così da poterli convertire in altro formato video o riprodurli con un media player. Anche per quel che riguarda i contenitori è sufficiente fare ricorso al significato letterale della parola: si tratta di file che contengono al loro interno sia il flusso video sia il flusso audio e li “mettono a disposizione” dei codec per la lettura e riproduzione.
Quali sono i codec più utilizzati
Un codec, come accennato, si occupa di comprimere e decomprimere i file video e determina come questi vengono riprodotti sullo schermo del PC o del televisore smart. Ogni sistema operativo mette a disposizione dell’utente decine e decine di codec differenti, ognuno utile a codificare e decodificare un determinato tipo di file, anche se è possibile installarne di nuovi scaricando appositi software o pacchetti dal web. Tra i codec solitamente più utilizzati troviamo gli FFmpeg, Divx, Xvid, H.264 e la sua evoluzione H.265, VP9 e VP 10 (conosciuti anche con il nome di codec Google).
* Divx e Xvid. Come suggerisce anche il nome, si tratta di due codec “speculari”, creati a cavallo tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo per rispondere alla domanda iniziale di contenuti multimediali online. Dal momento che l’ampiezza di banda e la velocità di navigazione erano molto limitati, si tratta di codec in grado di garantire una buona qualità video anche ad alti livelli di compressione delle immagini. In questo modo era possibile ottenere file di dimensioni contenute anche con filmati molto lunghi (come, ad esempio, film interi)
* 264 e H.265. Creati dal Moving Picture Experts Group, possono essere considerati alla stregua degli standard di settore. Tra i più diffusi e utilizzati in ogni ambito (si possono trovare film codificati in H.264 all’interno dei dischi Blu-ray, ad esempio, ma anche filmati scaricati dalla Rete) grazie alla loro versatilità e capacità di garantire un ottimo rapporto qualità/grandezza file. Il codec H.265, in particolare, è in grado di assicurare, a parità di qualità, un fattore di compressione doppio rispetto al suo predecessore: i file “trattati” con questo codec, dunque, peseranno la metà rispetto ai loro omologhi processati con codec H.264
* VP9 e VP10. Conosciuti anche come “Codec Google”, sono i codec utilizzati dal gigante di Moutnain View per comprimere e decomprimere i filmati caricati su YouTube. Si tratta di algoritmi ottimizzati per la riproduzione di video online, in grado di offrire un’ottima risoluzione e una grande qualità anche con file di piccole dimensioni. Il VP10, in particolare, è la risposta all’H.265 ed è pensato per le risoluzioni da 4K in su
* Mpeg-H. Standard ancora in fase di sviluppo da parte del Moving Picture Experts Group, i codec che faranno parte di questo gruppo sono pensati per audio e video in ultra alta definizione (8K e superiori)
Quali sono i contenitori più utilizzati
I contenitori, invece, hanno il compito di “impacchettare” il flusso audio e video processato dai codec e renderlo così fruibile per i software media player. Tra le altre cose, sono i contenitori a determinate il formato file video “finale”. Tra i più utilizzati troviamo: Avi, Wmv, Mov, Flav e Mp4.
* Avi. Sviluppato da Microsoft e introdotto nel 1992 nell’ambito della sua tecnologia Video per Windows, il formato video AVI (acronimo di Audio Video Interleave) è tra i più vecchi ancora oggi utilizzati. È così diffuso e utilizzato che, da molti, è considerato lo standard de facto del settore. La sua infrastruttura semplice (elementare, verrebbe quasi da dire) lo rende facilmente utilizzabile su diverse piattaforme operative (Windows, macOS, Linux, Android e i browser più popolari) e fa sì che sia possibile “conservare” al suo interno flussi processati da diversi codec
* Flv. Acronimo di Flash Video Format, si tratta del formato video risultante dalla compressione attraverso il software Adobe Flash ed è stato pensato, quasi esclusivamente, per la riproduzione di filmati sul web. Se fino a qualche anno fa poteva essere considerato lo standard de facto per quel che riguarda i formati file video sul web, oggi non è più così: la diffusione dell’HTML 5 e la scoperta di alcuni bug nel software hanno fatto sì che fosse messo un po’ da parte. Il formato file video FLV resta, comunque, uno dei favoriti da chi è solito realizzare video per la Rete: i suoi algoritmi di compressione, infatti, consentono di ottenere filmati di buona qualità e di grandezza ridotta (quindi facilmente caricabili anche se la connessione di casa o dell’ufficio non dovesse essere molto performante)
* Windows Media Video. Sviluppato, come dice il nome, in casa Microsoft per non perdere la (prima) corsa dello streaming web di contenuti multimediali, i file WMV (questo l’acronimo con cui è conosciuto questo particolare formato video) non ha mai incontrato grosso apprezzamento da parte del pubblico. Pur garantendo file di dimensioni esigue, la compressione lossy dei suoi algoritmi è troppo accentuata e la qualità video ne risente pesantemente
* Apple QuickTime Movie. Meglio conosciuto con l’abbreviazione di file MOV, si tratta di un formato video proprietario di Apple utilizzatissimo dai dispositivi informatici della mela morsicata (sia iMac sia iPhone). Se ciò ha rappresentato un punto di forza per l’adozione del formato file Mov, dall’altro ne ha parzialmente limitato la diffusione sulle restanti piattaforme: anche se è disponibile una versione gratuita di QuickTime per Windows, infatti, sono pochi gli utenti del sistema operativo Microsoft che conoscono e utilizzano questo contenitore video per convertire e comprimere filmati digitali. L’Apple QuickTime Movie, inoltre, è caratterizzato da un’ottima qualità video ma da un basso tasso di compressione: ciò vuol dire che la grandezza dei file è superiore alla media, rendendolo difficilmente utilizzabile in ambito web
* MP4. Come dice il nome stesso, si tratta dell’erede disegnato dell’MP3 (e a differenza di quest’ultimo può essere utilizzato anche per file video e non solo per digitalizzare tracce audio). Sviluppato dal Moving Picture Experts Group, è l’abbreviazione di MPEG-4 Part 14 e utilizza codec H.264 (o successivi) per la compressione video e codec AAC per la compressione audio. Si tratta, dunque, di un contenitore pensato per filmati ad alta definizione, ma caratterizzati da dimensioni non molto elevate. L’MP4, infatti, nasce per lo streaming e la condivisione sulla Rete, tanto che la sua adozione (complice anche la compatibilità con il linguaggio HTML5) ha soppiantato quella del FLV in ambito web